Eleonora Dordoni: “Torno a casa sempre arricchita: è un lavoro che offre tanto”
Cos’è e come funziona esattamente il Tandem?
“Parte integrante dell’attività della Casa, il Centro socio-educativo Tandem si occupa dei minori che gli sono affidati dai servizi sociali e di altri su richiesta delle rispettive famiglie. Come centro socio-educativo noi educatori seguiamo questi ragazzi nelle ore pomeridiane, dalle 14.30 alle 17.30. Per alcuni la permanenza si protrae anche la sera, cena compresa: stiamo insieme ai ragazzi con l’obiettivo di sostenere le famiglie e monitorare il benessere dei minori fino alle 21.00. Successivamente li riportiamo a casa con un pulmino. Si tratta di un momento di socialità e condivisione molto apprezzato”.
Il Tandem è uno spazio di relazione autentica, dove il tempo condiviso diventa valore educativo.
Il suo primo incontro con la Casa del Fanciullo?
“A poco meno di 23 anni cercavo una cooperativa in cui svolgere tirocinio e mi sono imbattuta sul web nella ‘Casa’. Ne avevo già sentito parlare, sempre con toni entusiastici. Desideravo sperimentarmi in un’esperienza immersiva di lungo periodo e così ho deciso di fare richiesta. Sono seguiti 2-3 mesi di volontariato come tirocinante e, quindi, l’assunzione. Ricordo quanto fossi agitata il primo giorno di quella che, di fatto, era la mia prima esperienza lavorativa in questo settore. Fui accolta in un ampio ufficio dove notai alcuni ragazzi accomodati sul divano e degli operatori che, poco più in là, chiacchieravano serenamente. Tutto trasmetteva un senso di serenità profonda e familiare. Fu in quel momento che compresi di essere nel posto giusto.”
Oggi com’è la sua giornata lavorativa tipo?
“In generale il Tandem inizia nel primo pomeriggio con un momento di confronto con i ragazzi: ci spiegano quali compiti devono fare, noi proponiamo loro le attività e insieme si organizza la giornata. Agli studenti delle medie ritiriamo i cellulari per un’ora durante la quale ci si concentra sulle occorrenze scolastiche e, successivamente, si procede con i laboratori o le attività (con la bella stagione per lo più all’aperto). Un paio di sere a settimana, come accennato, sono in turno alla Casa per il servizio serale, ceniamo e trascorriamo del tempo con i ragazzi. Sono i momenti più spensierati, leggeri e spesso aiutano a costruire relazioni solide con i minori che, durante il serale, si aprono più facilmente con l’educatore, si generano empatia, fiducia e confidenza”.
Sentirsi accolti è il primo passo per imparare ad accogliere: qui nasce la motivazione dell’educatore.
Cosa le danno i ragazzi che segue?
“Il rapporto con loro mi dà tantissimo e ogni giorno mi sento arricchita. Certo ogni tanto la stanchezza si fa sentire (è normale che, come tutti, anche un educatore abbia pensieri o preoccupazioni), ma non possiamo permetterci ‘giornate no’. Per i nostri ragazzi dobbiamo sempre esserci al 100%, con la testa e il cuore. Come detto, alla fine riceviamo davvero tanto. La relazione che si crea va a toccare parti profonde, ci aiuta a capire meglio chi siamo e permette anche all’altro di fare lo stesso. Inoltre, sapere che stai contribuendo a qualcosa di utile e che in qualche modo farai per sempre parte del loro vissuto, è una vera fortuna”.
Se guarda al futuro cosa vorrebbe?
“Che nel migliore dei casi nulla cambiasse: la mia più grande paura è infatti perdere il centro socio-educativo, vederlo ridotto di orario. Questo non ci consentirebbe di organizzare laboratori o attività, obbligandoci a porre attenzione al solo aspetto scolastico, sicuramente importante, ma non l’unico da considerare. Purtroppo le riduzioni orarie dei centri educativi sono sempre in agguato. Se invece potessi esprimere un desiderio sarebbe quello di qualche gita, qualche esperienza fuori porta e qualche novità. L’anno scorso, ad esempio, noi educatori ci siamo ingegnati per raccogliere dei fondi e abbiamo portato i ragazzi a Gardaland: molti, magari in 18 anni di vita, non avevano mai visto un parco divertimenti e ne sono stati entusiasti!”.