Renato Marchionni: “Così vivo a pieno il presente e mi mantengo giovane”

Vogliamo parlarvi dei nostri meravigliosi volontari. Vogliamo dedicare loro un piccolo gesto. Troppo piccolo, forse, per ringraziarli del grande lavoro che ogni giorno fanno per (e con) noi, dell’aiuto e dell’amicizia che ci donano.Con loro siamo, una volta in più, una grande famiglia.

Conosciamo allora il primo dei nostri amici: il signor Renato, 75enne tuttofare dal sorriso che non manca mai.

Ci racconta un po’ di lei e perché ha scelto di dedicarsi al volontariato?

“Sono un ex autotrasportatore e quando, sei anni fa, sono andato in pensione, non ci ho pensato un attimo: mia figlia collaborava da tempo con la Casa del Fanciullo e mi parlava spesso delle piccole cure che avrei potuto prestare alla struttura. Un modo per tenermi impegnato, stare in mezzo ad altre persone, fare del bene. Non mi sono mai visto come il pensionato che avrebbe trascorso il tempo al bar, a fare e rifare sempre gli stessi discorsi per occupare il tempo. Quando ho capito che potevo sentirmi utile facendo ciò che mi piaceva non ho avuto dubbi”.

E cosa le piace esattamente?

“Ho sempre amato fare piccole riparazioni. Alla Casa del Fanciullo mi occupo della manutenzione ordinaria. Falcio il prato di alcuni dei meravigliosi campi donati alla struttura (un modo per godermi l’aria aperta), ma capita anche di dover potare piante, riparare una porta o una tapparella. Inoltre guido al bisogno uno dei due furgoni in dotazione. Mi piace essere un po’ come un ‘jolly’ che spazia dai lavoretti alle altre piccole attività necessarie”.

Sempra di capire che lei non ami stare con le “mani in mano”…

“E’ davvero così. All’inizio dedicavo alla ‘Casa’ 3-4 giorni a settimana, facevo avanti e indietro. Poi ho iniziato a fermarmi anche a pranzo. Le cuoche della mensa sono davvero eccezionali: tra alunni e residenti della casa famiglia si occupano di un centinaio di ragazzi. La loro è una cucina casalinga e tradizionale, ma al di là dell’ottimo cibo è un piacere mangiare tutti insieme: sono momenti di socialità preziosi. Ho purtroppo perso da poco mia moglie e di recente non riesco ad essere presente quanto in precedenza, ma ogni volta che sono lì mi sento (e mi fanno sentire) in famiglia. L’ambiente è squisito. Qualcosa che non ha prezzo”.

E con i ragazzi come si trova?

“La struttura ospita le quattro aule della scuola paritaria elementare, mentre in casa famiglia alloggiano ragazzi fino ai diciott’anni. È un piacere stare in mezzo a tanta gioventù. Qualcuno dei più grandi ogni tanto s’offre d’aiutarci: io e gli altri volontari siamo ovviamente più che lieti di poter tramettere ciò che sappiamo fare. Certo, com’è normale con le nuove generazioni, è frequente i più si sentano a loro agio con in mano un cellulare piuttosto che un rastrello o una pinza, ma non importa. L’importante è vederli coinvolti e interessati. Capita anche in officina si presenti d’intanto qualche ragazza. Così come capita, nonostante ci sia sempre da fare, che siano i ragazzi a coinvolgere noi nei loro giochi”.

Si sente un po’ il nonno di tutti?

“È così. È la ruota che gira. Spero di poter essere loro utile il più a lungo possibile, vederli crescere. Fare volontariato mi sta dando tantissimo e, finché non mi chiamerà ‘San Pietro’, spero di poter continuare ad aiutare”.

Quindi lo consiglia?

“Assolutamente. Io mi trovo benissimo. Anche personale dirigente e dipendete è alla mano, tutti gentilissimi e riconoscenti. Ti fanno sentire apprezzato, che è qualcosa che ogni pensionato dovrebbe poter sperimentare. Alcuni miei vecchi colleghi o conoscenti si ritrovano a parlare di malattie, ricordi e tristezze. Non sanno quanto il volontariato potrebbe invece mantenerli sereni e in salute: vuoi mettere poi il piacere di stare in mezzo ai giovani? Per chi ha il mio carattere è un toccasana, consente di concentrarmi su presente e futuro invece di vivere nel passato”.

Servono competenze particolari?

“Ognuno può contribuire con quello che sa fare e nella misura che desidera. Non c’è da timbrare nessun cartellino. Tutto è però organizzato a dovere e con grande serietà, sia dal punto di vista assicurativo che dei permessi necessari, per esempio per la guida dei mezzi”.

A proposito di competenze e mezzi: nessun ragazzo le ha mai chiesto: “Renato: mi aiuta a diventare un autotrasportatore?”“Per ora no, ma se dovesse capitare sarei felice di consigliarlo e portargli la mia esperienza. Il settore è molto cambiato da quando facevo il camionista, ma sarebbe un piacere essergli d’aiuto, cercare di fare, nel mio piccolo, la differenza. Dopotutto è proprio questo significa volontariato”.

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