Frequentare la “Casa”? Fa bene alla salute e allo spirito degli anziani

Ha 73 anni il signor Ernesto, e da artigiano in pensione porta ora quasi tutti i giorni le sue competenze alla Casa del Fanciullo. Tempo sereno e di qualità che lo tiene impegnato e gli regala soddisfazione.

Ernesto Rebecchi: “Da otto anni in pensione, festeggio otto anni di volontariato”

Ci racconta un po’ di lei e perché ha scelto di dedicarsi al volontariato?

Come ha iniziato a frequentare la “Casa”?

“Tramite un altro volontario, un amico che mi parlò d’un tagliaerba che non riusciva a far funzionare. Si è ricordato di me che, da poco in pensione ed ex meccanico autoriparatore, in quel periodo ero a casa sugli affari inutili: mi sono prestato sena pensarci due volte e, da allora, ho scoperto il piacere di fare la mia parte nella struttura. Ci vado quasi ogni giorno”.

Quindi il tagliaerba ha ripreso a funzionare…

“Il giorno seguente già lo portavo con me per regolare il prato. Ho pensato subito che fosse un bel modo di sentirmi utile, ma anche di stare un po’ all’aria aperta. Inoltre quando lavoravo non avevo mai tempo di dedicarmi a piccoli lavoretti, qualcosa che mi rasserena e coinvolge. Quando il mio amico, per motivi di salute, non ha più potuto dedicarsi alle attività di manutenzione della struttura, ho in qualche modo preso il suo posto. Ora mi divido tra rubinetti, trattorini e tanto altro. E alla soddisfazione delle attività manuali si è aggiunto il piacere di stare in mezzo agli altri”.

Sembra di capire si trovi proprio bene

“Tanto che la Casa del Fanciullo è diventato un appuntamento fisso dei miei pomeriggi e d’intanto, anche la mattina. Vi trovo gli altri volontari, tutti attivi e volenterosi, belle persone con cui si è creata una solida amicizia. Ognuno porta le sue esperienze e capacità ed è davvero un ambiente stimolante. In questo momento sta piovendo, i campi sono bagnati: mi dedico allora a manutentare le attrezzature al chiuso, in un capannone dove possiamo lavorare insieme e c’è tutto quel che serve. Appena si farà rivedere il sole, però, però mi aspetta l’orto…”.

Quindi è a lei che dobbiamo gli ottimi prodotti a chilometro zero?

“Anche quella è una mia piccola passione. Mi hanno permesso di destinare ad orto uno spazio incolto dove ora crescono peperoni, pomodori, cicoria, zucche, zucchine, melanzane, cinque o sei piantine di pomodoro. Poca roba, ma un po’ di tutto. E soprattutto biologico al 100%. Alcuni agricoltori della zona, poi, ci danno una mano al bisogno: se serve un macchinario, un attrezzo particolare o dello stallatico sono pronti a fornirceli. Di recente abbiamo ad esempio scavato un piccolo canale e l’intervento di un aratro ha di molto facilitato i lavori”.

Nell’orto si fa d’intanto vedere anche qualche giovane aiutante?

“Chi tra i ragazzi mostra interesse è sempre il benvenuto. Uno dei più grandi e che ora, purtroppo, ha raggiunto l’età per lasciare la casa-famiglia, è stato a lungo un fedele e appassionato compagno di lavori. Un altro più giovane ha mostrato di recente interesse e capacità: dice che vorrebbe fare il giardiniere o l’agricoltore, e quindi faccio il possibile per trasmettergli quello che so, compresa un po’ di ‘arte’ della manutenzione meccanica. Proprio in questo periodo stiamo sistemando insieme un tagliaerba. Molti giovani non hanno confidenza con la cura dell’orto. Quando posso trasmettere dei rudimenti o anche solo far comprendere loro il piacere di portare sulla tavola qualcosa coltivato con le proprie mani è per me un privilegio”.

Condividere interessi e lavorare fianco a fianco con altre persone è dunque uno dei vantaggi del volontariato?

“E’ senz’altro uno degli stimoli a praticarlo: invece che ripiegarsi o chiudersi in sé stessi si trascorre del tempo insieme agli altri, alla ‘Casa’ non mi sento mai solo. C’è sempre qualcosa da fare e qualcuno con cui condividerlo. Nonostante io sia per carattere un po’ chiuso, per anni ho trascorso le giornate a contatto con le persone. Ne ero lieto, ma dovevo sempre tenere un occhio all’orologio. Ora posso finalmente prendermi il tempo che desidero e apprezzare a dovere la buona compagnia. Tornano anche utili i contatti con i tanti tecnici o professionisti che ho conosciuto nella mia vita: se ho bisogno d’un consiglio li chiamo, li coinvolgo. Molti di loro rispondono con piacere e dedicano volentieri le proprie competenze ai nostri progetti. Anche trasmettere l’entusiasmo per il volontariato è appagante. E in più è un modo per sincerarmi che in futuro, quando non dovessi più riuscire ad essere di concreto aiuto, altri raccolgano il testimone”.

Il volontariato come valore da tramandare, insomma…

“Prestare il proprio tempo non è un impegno gravoso. Chiunque può gestirsi come meglio ritiene: non ci sono cartellini da timbrare e ognuno può dare il proprio contributo in base a disponibilità e preferenze. Quello che posso dire, da anziano, è che mi mantiene in forma, attivo e soddisfatto. Sento nel mio piccolo di fare la differenza e ci guadagno in salute. Alla Casa del Fanciullo ci sentiamo una grande famiglia: passiamo le feste insieme e la solitudine è un ricordo. Con l’arrivo dell’estate, poi, si rinnovano le cose da fare ed è l’occasione perfetta per stare all’aria aperta. Chissà quanti anziani si ammalerebbero di meno facendo volontariato…”

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